L’ernia del disco e i suoi aspetti clinici

scheletro libera da Pixabay

Le cause, l'origine della sintomatologia clinica, il trattamento non chirurgico e chirurgico. Ma gli interventi in sala operatoria sono una percentuale bassa


Sassari 12 giugno 2019 -Pubblichiamo con piacere l'articolo scritto dal professor Carlo Doria e dal dottor Mauro Argiolas e di recente (11 giugno 2019) pubblicato nell'inserto La tua salute de La Nuova Sardegna.


di Carlo Doria e Mauro Argiolas
Clinica Ortopedica
Azienda Ospedaliero Universitaria di Sassari

L’ernia del disco è una patologia che riguarda la colonna vertebrale e, in particolare, quella struttura compresa tra due vertebre chiamata disco intervertebrale. Il disco intervertebrale è un “cuscinetto ammortizzatore” costituito da due parti ben distinte: un anello fibroso esterno, l’Anulus, che racchiude una parte interna di consistenza molle, il nucleo polposo. La funzione del nucleo polposo è di rispondere alle sollecitazioni delle forze agenti sulla colonna in compressione, in flesso-estensione e nelle rotazioni così da distribuirle in modo uniforme a tutto il disco.

L’ernia del disco è causata da una fissurazione dell’anulus fibroso, con conseguente fuoriuscita attraverso l’anulus nello speco vertebrale; a questo meccanismo di protrusione si oppone la resistenza del legamento longitudinale posteriore, struttura legamentosa posta sulla faccia posteriore dei corpi vertebrali all’interno del canale vertebrale. La vita sedentaria, il sovrappeso, alcuni sport e i ripetuti micro o macrotraumi sulla colonna vertebrale possono provocare una precoce degenerazione di tali strutture anatomiche e quindi portare alla manifestazione clinica in giovane età. Pertanto, gli individui più anziani con dischi disidratati sono meno inclini all'ernia, mentre i pazienti più giovani che hanno un nucleo ben idratato hanno maggiori probabilità di andare incontro a ernia del disco.

L'origine della sintomatologia clinica è dovuta all'estrinsecarsi dell'ernia andando così a comprimere e danneggiare le strutture nervose. In rapporto al grado di fuoriuscita del nucleo, l’ernia può essere classificata come: contenuta, quando il disco presenta una sporgenza circoscritta nel canale vertebrale senza superare il legamento longitudinale posteriore che risulta intatto; espulsa, quando vi è fissurazione dell’anello fibroso e del legamento longitudinale posteriore con fuoriuscita nel canale vertebrale di materiale discale che può anche migrare verso l’alto o più frequentemente verso il basso per gravità. Il segmento della colonna vertebrale più frequentemente colpito da questa patologia è il tratto lombo-sacrale (Figura 1) circa 90% dei casi, mentre sono più rare l’ernia cervicale (figura 2) circa il 4-8%, e quella dorsale (Figura 3) fra lo 0,1% e il 3% dei casi. Il tratto comune tra le varie sedi è la comparsa del dolore; questo comune denominatore può però essere accompagnato da altri sintomi che sono invece caratteristici della sede dell’ernia.

A seconda della sede, il dolore verrà definito come: Cervico-brachialgia, se l’ernia interesserà le radici ed il tratto cervicale, Dorsalgia ad irradiazione intercostale se interesserà il tratto dorsale, Lombosciatalgia o Lombocruralgia se interesserà il tratto lombare sulla base della radice coinvolta. La diagnosi presuntiva di radicolopatia da ernia discale viene posta sulla base di un attento esame clinico e viene poi confermata dalla diagnostica per immagini. In questo senso la Risonanza Magnetica rappresenta il gold standard. Ha il vantaggio rispetto alla TC di non erogare radiazioni ionizzanti, di offrire una valutazione anatomica e quindi  lo studio dei rapporti che l'ernia prende con le strutture nervose.

Il trattamento non chirurgico è il trattamento di prima linea per la stragrande maggioranza dei pazienti con ernia del disco. Mira principalmente alla riduzione del dolore utilizzando farmaci antinfiammatori e analgesici, terapia fisica/esercizi, manipolazione spinale, trazione (manuale o meccanica), infiltrazioni epidurali.

La chirurgia dell’ernia del disco è invece indicata nelle radicolopatie con dolore urente e incoercibile, dopo il fallimento delle cure conservative (4-6 mesi), o in caso di danno radicolare con deficit motori che non mostrino segni di ripresa (ad esempio deficit della dorsiflessione del piede nelle ernie lombari L4-L5). Un’indicazione assoluta alla chirurgia d’urgenza (entro poche ore) è un quadro di compressione midollare (se l’ernia è cervicale, dorsale) con sindrome piramidale o una sindrome della cauda equina (se l’ernia è lombare). Complessivamente la chirurgia viene utilizzata in una percentuale bassa di casi, in quanto spesso la storia naturale dell’ernia del disco è la risoluzione spontanea per disidratazione della stessa.