Immunoterapia, le nuove frontiere nella cura dei tumori

Laboratorio Microbiologia

Un recente convegno a Sassari, organizzato dalla struttura di Ematologia dell'Aou, ha messo in luce le prospettive per le cure onco-ematologiche.

Sassari 28 gennaio 2020 – Negli ultimi anni, pur nel contesto degli enormi sviluppi in ambito molecolare, è sempre più chiaro che specifici meccanismi immunitari sono profondamente coinvolti nei processi attraverso i quali avvengono le alterazioni che portano allo stabilirsi e allo svilupparsi di molte malattie oncoematologiche. Questa consapevolezza coinvolge quasi tutti i principali sottotipi attualmente caratterizzabili, partendo dalle diverse varietà di malattie linfoproliferative per arrivare, solo più recentemente, a neoplasie di origine mieloide come le sindromi mielodisplastiche e la leucemia acuta mieloide.
Queste premesse biologiche hanno inoltre aperto le porte per una serie di specifici percorsi di immuno-terapia che, negli ultimi anni, hanno riguardato la quasi totalità di queste patologie, con un impatto determinante sulla prognosi e sulla qualità di vita di molti pazienti onco-ematologici.
Ma qual è il compito dell'immunoterapia? Quello di risvegliare il sistema immunitario del paziente colpito dalla malattia e renderlo nuovamente attivo nei confronti del tumore. Sono stati questi i temi alla base del corso-convegno “Prospettive immunologiche in onco-ematologia” che nei giorni scorsi, nella sala dei 100 della Camera di Commercio di Sassari, ha messo a confronto i tanti esperti isolani e della penisola. Un'occasione di formazione anche per i numerosi studenti della Facoltà di Medicina di Sassari, oltre che di profondo interesse per le associazioni dei pazienti che dalla platea hanno partecipato attivamente alla fase del dibattito. L'incontro, organizzato dalla struttura complessa di Ematologia dell'Aou di Sassari, diretta dal professor Claudio Fozza, ha permesso di concentrare gli interventi dei relatori sui meccanismi immunitari nella patogenesi delle malattie onco-ematologiche, sull'immunoterapia nelle neoplasie linfoidi quindi sull'immunoterapia nelle neoplasie non linfoidi. Gli specialisti che si sono alternati durante il corso-convegno, strutturato in tre sessioni, due mattutine e una pomeridiana, hanno parlato di mieloma multiplo, sindromi mielodisplastiche, leucemia acuta mieloide e leucemia mieloide cronica quindi ancora di leucemia linfoblastica acuta, di linfomi, di leucemie acute mieloidi, di trapianto di cellule staminali e di tumori solidi.

«Spiegare cosa sono le immunoterapie e perché scienza e medicina puntano a svilupparle – spiega Claudio Fozza – assume oggi un'importanza sostanziale. Proprio questo approccio all'oncologia ha consentito di rivoluzionare gli orizzonti di guarigione e qualità di vita per molti di nostri pazienti, offrendo una prospettiva anche per patologie fino a poco tempo fa incurabili».
E sono due le categorie di cure di cui si è fatto cenno durante l'incontro, le terapie farmacologiche non cellulari e le terapie farmacologiche cellulari. Nella prima categoria vengono comprese l'immunoterapia con anticorpi monoclonali (diretti contro le cellule tumorali aiutano a rendere queste visibili al sistema immunitario che può così attaccarle e distruggerle) e l'immunoterapia con inibitori dei Checkpoint (hanno il compito di eliminare i “freni” alla risposta del sistema immunitario, che viene stimolato ad attaccare le cellule tumorali). Nelle terapie farmacologiche cellulari, invece, viene inserita quella con cellule Car-T, considerate anche terapie “rivoluzionarie” per la cura dei tumori del sangue. E se le prime terapie sono pressoché impiegate nell'Isola, per le seconde sono stati previsti dei centri nazionali dove possono essere inviati i pazienti considerati elegibili per questo tipo di trattamento.

«Sono l'ultima frontiera della immunoterapia del cancro – ha detto Barbara Giannico dell'Ematologia di Sassari – e si tratta di un linfocita T ingegnerizzato, geneticamente modificato tramite trascrizione virale. È in grado di esprimere, oltre al proprio TCR (recettore dei linfociti T) naturale, un TCR chimerico, umano-murino (recettore ingegnerizzato con cellule umane e di topo), altamente specifico, diretto contro il tumore». In sostanza, le Car-T uniscono la terapia immunitaria con quella genica. Dal paziente vengono prelevate le cellule immunitarie alle quali, attraverso processi di “produzione”, viene modificato il DNA per consentire loro di riconoscere le cellule cancerose e distruggerle. Dopo questo processo di “ingegnerizzazione”, vengono infuse nel paziente perché svolgano la loro azione.

Alcuni l'hanno definita anche la «prima terapia genica anticancro dell'umanità» che necessita, però, ancora di un maggiore approfondimento per un suo migliore utilizzo. La specialista sassarese, infatti, ha ricordato che «le Car-T hanno un'alta efficacia terapeutica» ma possono presentare anche tossicità correlate. Inoltre, sempre sulle Car-T sono stati ricordati i lunghi tempi necessari per la loro preparazione, non sempre compatibili con le esigenze dei pazienti affetti da malattie neoplastiche. A questi si aggiungono i costi elevati di produzione. Cifre che si aggirerebbero intorno ai 300mila euro per singola procedura e che, per il loro utilizzo, farebbero pensare alla necessità di una “selezione” dei pazienti da trattare, oltre alla formazione di uno staff adeguato a scegliere quali possano essere i soggetti da avviare a questo tipo di cura.
«In sostanza – chiude il direttore dell'Ematologia dell'Aou di Sassari Claudio Fozza – abbiamo nuove straordinarie armi a disposizione ma sarà necessario imparare ad utilizzarle al meglio, selezionando in maniera adeguata la fase di malattia nella quale applicarle e imparando a minimizzare gli effetti collaterali».