Lettera aperta dei direttori di Dipartimento dell'Aou di Sassari

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Sassari 23 marzo 2020 - Riportiamo, così come riceviamo, la lettera dei direttori di Dipartimento, Francesco Bandiera, Maria Cossu, Salvatore Dessole, Alberto Porcu, Michele Portoghese, Stefano Profili, Corrado Rubino che si soffermano sulla situazione sassarese. Da una parte invitano a riflettere su alcune considerazioni: eccezionalità dell'evento, presenza di un solo ospedale, difficoltosa demarcazione netta tra Covid+ e Covid-. Dall'altra fanno notare come il rispetto delle procedure date funzioni, e l'esempio arriva da Malattie Infettive, dove sono ricoverati il maggior numero di infetti ma tra operatori non si è verificato nessun caso.

Parlano di carenza di materiali e personale ma, cosa più importante, invitano a evitare ogni "polemica" perché in questo momento sarebbe da "irresponsabili" mentre e in questa difficile situazione "tutte le nostre energie debbano essere usate per l'assistenza, evitando di sprecarle in attività che non arrecano vantaggio ai malati né agli operatori sanitari


La lettera:

Sassari 23 marzo 2020
La nostra direzione aziendale si è preparata tempestivamente all'arrivo di questa pandemia e, pur nella ristrettezza dei presidi, ha da subito definito una strategia che ha sicuramente limitato i danni.


Quando in Lombardia scoppiavano i primi casi e si chiudevano i confini dei comuni del circondario Milanese, a Sassari la direzione aziendale era già pronta ad allestire un pre-triage nel piazzale del Pronto soccorso che potesse arginare l'arrivo dall'esterno del Covid-19.

Ma il nuovo virus non è entrato nella nostra azienda dal Pronto soccorso. Il virus era, con tutta probabilità, presente tra noi, in Sardegna, già tra fine gennaio e inizio febbraio poco dopo l'inizio della pandemia in Lombardia. A tal proposito, si ricordi che le possibilità di movimento erano del tutto libere sino a fine febbraio e gli spostamenti da e per la Lombardia sono frequenti. Pertanto, è più probabile che il virus sia entrato in seno alla nostra Azienda attraverso soggetti asintomatici a cui, come si sa, non vengono effettuati i test.

Sono stati infettati dei pazienti con pluripatologie che, essendo defedati, hanno sviluppato una grave infezione Covid. A loro volta, essendo portatori di una maggiore carica virale, hanno avuto un effetto moltiplicatore sul contagio, sia su altri pazienti sia su numerosi sanitari. Questo ha determinato un rapido incremento dei contagi tra gli operatori sanitari, con il risultato di una preponderanza di Covid-19 positivi in questa categoria rispetto al resto della popolazione sottoposta al test del tampone, con un rapporto di 9 a 1.

La validità di questo dato, tuttavia, è del tutto discutibile a causa del ridotto numero di tamponi eseguiti sul resto dei cittadini.

È ovvio che tutto questo ha destato non poche preoccupazioni, nel timore che, per omesse o carenti procedure di prevenzione, la diffusione della malattia da Sars-Cov-2 aumenti ulteriormente tra i sanitari e non possa essere garantita l'assistenza sanitaria non solo ai cittadini affetti da Covid-19 ma anche a quelli affetti da altre patologie severe e tempo dipendenti.

Ecco allora che da più parti si punta il dito contro una persona o un gruppo di persone che hanno fatto parte di una cabina di regia, e si attribuiscono loro le possibili falle che hanno permesso il dilagare del coronavirus tra i sanitari.

Intanto è opportuno riflettere su alcune considerazioni.

Ci troviamo di fronte a un evento rarissimo, eccezionale, si potrebbe definire epocale, e qualsiasi organizzazione avrebbe avuto difficoltà a prevenire la diffusione ospedaliera dell'infezione (proveniente dalla comunità), specie con le nostre carenze strutturali, di mezzi e di personale.

Sassari, a differenza di Cagliari, ha un solo ospedale e un solo Pronto soccorso (se si esclude quello con accesso diretto del Materno infantile), che deve far fronte contemporaneamente ai pazienti affetti da Covid+ e anche ai non Covid con patologie complesse pertinenti a tutte le altre discipline mediche e chirurgiche.

È oggettivamente difficoltosa una demarcazione netta tra Covid+ e Covid-, ma grazie a un piano strategico ben articolato sono stati individuati percorsi e zone separate, con reclutamento di spazi, via via maggiori, in base alla numerosità dei pazienti Covid che giungono alla nostra Azienda.

È opportuno, inoltre, sottolineare come le disposizioni di prevenzione siano regolarmente rispettate. E lo dimostra il fatto che, sebbene a Sassari sia presente il numero maggiore di Covid-19 positivi, nessun operatore maggiormente esposto si è infettato. A riprova che sono rispettati rigidamente i protocolli nell'assistenza ai pazienti con diagnosi accertata e che i percorsi e le procedure sono stabiliti con criterio.

Allora, al di là di alcune possibili mancanze, che forse potrebbero esserci state nei comportamenti di qualcuno (che non è facile prevenire perché se ne viene a conoscenza soltanto dopo che sono avvenute, nonostante nelle note emanate con largo anticipo le disposizioni di prevenzione fossero chiare), è opportuno rimarcare che gran parte dei problemi potrebbero essere ricondotti alla carenza di risorse, sia di materiali sia degli organici.

Tra i primi è sufficiente citare i tamponi con i relativi reagenti, la cui carenza non permette la diagnosi nei casi sospetti o a rischio di Sars-Cov-2 in tempo utile a isolare, curare o mettere in quarantena i soggetti positivi.

Tra i secondi, soprattutto, la carenza di anestesisti e rianimatori, in questo momento in cui è necessario triplicare, se non quadruplicare, i posti letto della Rianimazione. Per i quali esisteva già una carenza nel periodo pre pandemia.

Si spera possano migliorare le risorse a disposizione e sia possibile incrementare gli organici, sia a livello di dirigenza medica, sia di quella dell'amministrazione/direzione aziendale, come anche degli operatori sanitari del comparto.

Perché la nostra azienda, la maggiore della Sardegna, è anche l'unica al momento ad affrontare l'emergenza Covid-19 nel Nord dell'Isola.

Si ritiene, comunque, che ogni polemica in questo momento sia da irresponsabili e che in questa difficile situazione tutte le nostre energie debbano essere usate per l'assistenza, evitando di sprecarle in attività che non arrecano vantaggio ai malati né agli operatori sanitari.




Firmato:

Dr. Francesco Bandiera

Dr.ssa Maria Cossu

Prof. Salvatore Dessole

Prof. Alberto Porcu

Dr. Michele Portoghese

Dr. Stefano Profili

Prof. Corrado Rubino