18 marzo, per non dimenticare

Tampone covid - Fotografia gentilmente concessa dalla dottoressa Simona Roggio, Cpsi servizio tamponi Sorveglianza Sanitaria
Oggi è la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia di coronavirus. Il commento dei protagonisti e i numeri della pandemia dopo tre anni

Sassari 18 marzo 2023 - Ricorre oggi, 18 marzo, la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia di coronavirus. La giornata è stata istituita il 17 marzo 2021, con l’approvazione all’unanimità della relativa legge da parte della commissione Affari costituzionali del Senato, riunita in sede deliberante.
Un’occasione per ricordare le vittime di una pandemia che ha sconvolto il mondo. Una vera e propria "scossa tellurica globale" che ha interessato tutti i settori della società, sistemi sanitari mondiali compresi che non erano certo preparati a un evento di tale portata.

«L'ultima pandemia è stata la Spagnola, che risale al 1918, e forse solo i nostri nonni la possono ricordare. Ritengo che i sistemi sanitari sostanzialmente abbiano retto, anche se con tantissime difficoltà e con situazioni variegate a diversi livelli». A dirlo è il direttore generale dell'Aou di Sassari, Antonio Lorenzo Spano, arrivato nell'azienda di viale San Pietro il 15 aprile 2020, in qualità di direttore amministrativo.
La fase pandemica era appena iniziata. L'Aou di Sassari ha vissuto in pieno quelle ondate, attraverso tutte le varie fasi che si sono succedute nel tempo. «La nostra azienda è stata forse quella maggiormente colpita – riprende – in quanto per molto tempo è stato l'unico centro Covid per il nord Sardegna in cui venivano centralizzati i pazienti sub intensivi e intensivi, nonché quelli sottoposti ad Ecmo, che provenivano dagli ospedali di Alghero, Ozieri, Olbia, Nuoro, Oristano e Lanusei».

Le varie ondate pandemiche che si sono succedute nel tempo hanno avuto caratteristiche diverse e hanno portato l'Aou di Sassari ad adottare scelte strategiche differenti di volta in volta.
«A novembre del 2020 – ricorda Spano – siamo arrivati al picco massimo, con oltre 250 ricoverati e circa 70 pazienti che stazionano nel pronto soccorso. Il nostro Pronto soccorso, nonostante tutto, non ha mai chiuso neanche un giorno e non abbiamo mai avuto file di ambulanze fuori dal nostro ospedale.
«Un grande ringraziamento va fatto a tutto il nostro personale sanitario che non ha mai mollato e, con abnegazione e spirito di sacrificio, ha continuato a lavorare e prestare cure a tutti i pazienti Covid e non, quest'ultimi sempre presenti nelle nostre strutture».

Oggi la situazione è profondamente cambiata. «Nei nostri reparti non abbiamo più pazienti con polmonite bilaterale interstiziale – prosegue Antonio Spano – ma pazienti con positività al Sars-Cov-2, che è cosa ben diversa. La situazione è sotto controllo e stiamo lavorando per ridurre le liste di attesa che, inevitabilmente, il Covid ha creato. Anche l'attività chirurgica è ripartita appieno e il 2022 ha riportato i valori a quelli di fine 2019. In alcuni casi questi valori sono stati abbondantemente superati, come per la Cardiologia, la Chirurgia vascolare, l'Oculistica».


Fotografie scattate durante la pandemia
  • Tampone covid - Fotografia gentilmente concessa dalla dottoressa Simona Roggio, Cpsi servizio tamponi Sorveglianza Sanitaria
  • Tampone covid - Fotografia gentilmente concessa dalla dottoressa Simona Roggio, Cpsi servizio tamponi Sorveglianza Sanitaria
  • Tampone covid - Fotografia gentilmente concessa dalla dottoressa Simona Roggio, Cpsi servizio tamponi Sorveglianza Sanitaria
  • Tampone covid - Fotografia gentilmente concessa dalla dottoressa Simona Roggio, Cpsi servizio tamponi Sorveglianza Sanitaria
  • Tende in Malattie infettive



La pandemia che ha sconvolto tutto e tutti è stata, però, anche occasione di insegnamento. «Abbiamo capito che possiamo superare qualsiasi sfida – dice ancora il manager di Aou – e, inoltre, ci ha dato un forte impulso. Basti pensare alle risorse economiche che sono state stanziate a livello nazionale e regionale, che hanno permesso di realizzare investimenti necessari a garantire prestazioni sanitarie più adeguate. Proprio in questi anni siamo riusciti a far ripartire cantieri importanti, tra questi ricordiamo quello delle sale operatorie del Santissima Annunziata, della terapia intensiva TI30, del Day hospital oncologico. Si tratta di strutture che oggi sono in attività e che hanno sicuramente migliorato l’offerta assistenziale e la qualità della sanità».

E si guarda già oltre. «L'obiettivo, in questo momento, è quello di cercare di risolvere problematiche quali, a esempio, il sovraffollamento dei nostri reparti, fenomeno dovuto, quasi essenzialmente, da fattori esterni alla nostra azienda. Ma puntiamo anche a migliorare i servizi per i pazienti acuti e per a popolazione in generale che ha bisogno di cure ospedaliere», conclude Antonio Spano.


IL COMMENTO DEI PROTAGONISTI

In questi tre anni, però, molto è cambiato, anzi tutto, ne è convinto anche il professor Sergio Babudieri, direttore della clinica di Malattie infettiveche ha vissuto in prima linea, e da subito, la grande mobilitazione. «Allora tutta la popolazione era suscettibile – afferma il docente –, cioè chi veniva a contatto con il Coronavirus non aveva difese immunitarie sufficienti a contrastare la sua moltiplicazione esponenziale con la genesi di una super infiammazione che, in alcuni casi, era purtroppo fatale.
«Solo chi come tutto il personale della Clinica di Malattie infettive – prosegue Babudieri – ha vissuto, lasciatemelo dire, eroicamente quei mesi drammatici e senza informazioni precise su come gestire e governare la malattia, conosce con precisione il dramma di persone anche giovani che sono arrivate in ospedale con le proprie gambe e in pochissimo sono peggiorate fino a perdere la vita. Noi siamo ininterrottamente attivi e a disposizione dei pazienti affetti da Sars-Cov2 dal 7 marzo 2020 a tutt'oggi, sia nei reparti del nostro edificio all'interno di Aou che nel reparto Covid all'ospedale Marino di Alghero che ha rappresentato la chiave di volta per decentrare i pazienti in fase di guarigione, riducendo così l'affollamento a Sassari e permettendo la ripresa della maggior parte delle attività ordinarie di Aou. Un lavoro enorme ed estenuante che, per fortuna, in città moltissimi ci riconoscono».

Adesso contro il Covid, però, si è più forti e si dispongono di armi in più. «La vaccinazione estesa e – riprende il direttore di Malattie infettive – contemporanea a milioni di italiani, insieme alla sempre elevata circolazione virale che, di fatto, ha vaccinato tutti "naturalmente", anche più volte e anche tutti i "no vax", ha prodotto il meraviglioso risultato che, pur circolando nuove varianti di Coronavirus, venendovi a contatto al massimo abbiamo un brutto raffreddore e nessuno rischia più la vita».

Ma cosa è possibile aspettarsi per il futuro? «Da questo virus poco o nulla – dice convinto Sergio Babudieri – rimarrà circolante insieme a quelli influenzali e ad altri respiratori, come il virus respiratorio sinciziale, rappresentando un pericolo, esattamente come prima della pandemia, solo per i pazienti fragili, immunocompromessi e multiproblematici, per i quali queste infezioni acute possono rappresentare l'ultimo carico patologoco che ne aggrava la situazione generale. Proprio in Aou in queste settimane stiamo ragionando con tutti i colleghi delle discipline che gestiscono cronicamente questi pazienti, per costruire insieme dei protocolli preventivi che evitino il più possibile queste acuzie».

«Il coronavirus, senza dubbio, sta ancora circolando. Lo screening sui sospetti e sulla popolazione in pratica non si fa più, per cui non abbiamo più contezza della sua diffusione. Anche la maggior parte dei positivi ormai non segnala più la sua positività». Lo dice il professor Pietro Pirina, direttore della Pneumologia clinica e interventistica dell’Aou di Sassari.

Per il docente che, assieme a medici e infermieri e oss del reparto al terzo piano della stecca bianca, ha “combattuto” in prima linea «le vaccinazioni di massa hanno sicuramente attenuato l’espressione clinica della malattia e i pazienti che sviluppano una polmonite severa con insufficienza respiratoria sono i non vaccinati e i pazienti che presentano altre gravi comorbidità. Noi operatori continuiamo a curare questi malati ma abbiamo meno paura del virus e, grazie ai vaccini, pian piano ci stiamo abituando a convivere con l’infezione».

La Pneumologia ha avuto e continua ad avere un ruolo centrale nell’assistenza di questi malati. «Molti pneumologi si sono ammalati durante le prime ondate – riprende Pirina – e troppi hanno dato la propria vita. Rimane quindi una grande amarezza per tutti i morti che la pandemia ha generato e il senso di impotenza davanti a quei pazienti che, ancora oggi, non rispondono alle terapie».


Fotografie scattate durante la pandemia
  • Malattie infettive
  • Trasporto paziente Covid
  • TI30
  • TI30
  • paziente con casco CPap




Ma la pandemia è stata anche una palestra straordinaria e irripetibile, che ha cambiato il modo di lavorare dei professionisti. «Per noi pneumologi – afferma il professor Alessandro Fois, direttore della scuola di specializzazione in Pneumologia – l’insufficienza respiratoria grave sviluppata in breve tempo dai pazienti Covid era una novità che ci ha costretto a confrontarci con l’ignoto. Ci ha costretto in tempi brevissimi ad approvare nuovi protocolli terapeutici e applicarli con altrettanta velocità. Dal punto di vista personale le nostre famiglie hanno pagato un prezzo altissimo, perché per oltre 2 anni siamo stati poco presenti».
Come ricordare le vittime del Covid in questa giornata? «Possiamo onorarle ricordando ogni giorno a noi stessi la grande opportunità che ci offre l’essere medici: quella di poter aiutare, attraverso la nostra scienza, il prossimo».

Per il direttore della struttura di Anestesia e Rianimazione di viale San Pietro, professor Pier Paolo Terragni, «l’emergenza Covid è stato un evento gravissimo, cui qualsiasi organizzazione, precedentemente adottata e anche perfetta, non avrebbe retto l’impatto».
La risposta data dei sanitari è stata decisa ed è andata emotivamente e professionalmente al di là delle proprie capacità. «Ha avuto un costo pesantissimo – riprende il docente – che, ancora oggi, si fa fatica a quantificare: sugli affetti, sulla salute, per il ricordo di chi non c’è più in famiglia. Oggi, dopo questa esperienza, siamo tutti più convinti che qualsiasi evento anche dei più devastanti avrà una risposta pronta, coordinata ed efficace».

E sulle tante vittime della pandemia Terragni è convinto che bisogna tenere «alta la memoria, il ricordo e la consapevolezza che, solo grazie al sacrificio di tanti operatori sanitari e istituzioni, la nostra popolazione ha comunque affrontato e superato un momento dei più difficili della sua storia».

E proprio durante la pandemia l’Aou di Sassari è stata capace di attivare un’importante struttura, la TI30, opera ingegneristica che resterà negli anni un simbolo di difesa dei più fragili. «Vorrei richiamare al senso di dedizione e alla missione di tutti gli operatori e istituzioni che, a vario titolo, hanno collaborato in forza nella risposta alla pandemia. Resta anche l’impatto che un’organizzazione, come quella adottata, ha generato sulle nuove generazioni di giovani anestesisti che oggi lavorano in area critica e non solo in TI30. Saranno pronti ad affrontare nuove emergenze, anche le più disperate, come quella Covid ha rappresentato per tutti noi».

La TI30 oggi è una realtà sanitaria pubblica evoluta che accoglie pazienti critici da tutta la regione. «Rappresenterà sempre il simbolo della capacità di reazione di un sistema. Sarà memoria di un passato non ancora tanto lontano, per poter dimenticare», conclude Pier Paolo Terragni.

I vaccini sono stati l'arma contro la diffusione del virus e per il suo contenimento. E la risposta degli operatori sanitari alla vaccinazione è stata buona. È questa la convinzione del dottor Antonello Serra, coordinatore del Centro vaccini anti-Covid dell’Aou di Sassari assieme al professor Paolo Castiglia.

«La gran parte dei nostri operatori sanitari – afferma il professionista – ha aderito al protocollo vaccinale anti-covid anche nella fase in cui non vigeva l'obbligo di legge ma era diffusa la consapevolezza della pericolosità della infezione. Il richiamo in IV dose, come nella popolazione generale, ha visto un’adesione meno convinta e ha interessato solo un terzo degli operatori vaccinabili».

Ma nel mondo degli operatori sanitari la convinzione dell'importanza dei vaccini è comunque alta. «Generalmente – riprende Serra – registriamo una consapevolezza diffusa dell'importanza della profilassi vaccinale. Appare necessaria tuttavia una costante opera di formazione culturale e di aggiornamento scientifico dei professionisti della salute».


Fotografie scattate durante la pandemia
  • Vax day Covid19
  • Vaccinazioni pediatriche in Aou
  • Vaccinazioni pediatriche in Aou
  • Vaccinazioni pediatriche in Aou
  • Vax day Covid19


«Grazie ai vaccini – aggiunge il professor Paolo Castiglia, co-coordinatore del Centro vaccini anti-Covid dell’Aou di Sassari – è drasticamente diminuito il rischio di ricovero, infezioni gravi, e letalità. Ecco allora che con la protezione data dai vaccini, e le infezioni subentranti gravate da esiti conseguentemente meno importanti, si è raggiunto nella popolazione un livello di protezione che ha condotto all’attuale stato di relativa tranquillità. Non è a caso, pertanto, che attendiamo da parte dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) un declassamento del Covid-19 da pandemia a epidemia stagionale».

I vaccini hanno quindi dato unamano a contenere la diffusione del virus e a ridurre gli effetti della malattia da Covid. Ma il docente sassarese avverte: «Quello che si deve fare è non banalizzare ciò che è stato, alla luce della rinnovata normalità che oggi stiamo vivendo. Non dimenticare i sacrifici che tutti abbiamo fatto. Gli operatori che hanno lavorato in prima linea, i tanti cittadini che hanno contribuito per parte loro, rispettando le regole, a fare in modo che gli effetti della pandemia fossero i più contenuti e brevi possibile. E, soprattutto, non dimenticare tutti coloro che sono stati per diversi motivi più sfortunati di noi. Dobbiamo prendere atto della grande resilienza che abbiamo dimostrato e farne tesoro, per scongiurare e, al limite più efficacemente, far fronte a possibili futuri spill over», conclude Paolo Castiglia.




I NUMERI DELLA PANDEMIA IN ITALIA E NEL MONDO

Secondo i dati divulgati dall'Istituto superiore di Sanità, dall'inizio della pandemia a oggi, in Italia sono stati diagnosticati 25.859.219 casi di Covid mentre i deceduti sono stati 187.186.
La Sardegna, in questi tre anni di pandemia, ha pagato un pesante "tributo". Sempre secondo i dati dell'Iss al 15 marzo scorso, nell'Isola sono stati registrati 527.601 casi totali. Mentre superano quota 2.930 i morti a causa del Covid (Il Sole 24Ore, fonte Iss e ministero della Salute).

Gli ultimi dati divulgati dal ministero della Salute ci mettono anche davanti a una situazione che ci dà la portata della diffusione del virus a livello mondiale. Si parla di 759.408.703 casi confermati dall'inizio della pandemia, con 6.866.434 morti. Alla data del 7 marzo sono state somministrate 13.231.697.778 dosi di vaccino.
In Europa, al 13 marzo scorso, compresa l'Italia, i casi confermati sono stati 275.067.776, mentre sono 2.203.058 i morti.