In una conferenza web, organizzata oggi in occasione della Giornata nazionale, i numeri di una patologia destinati a raddoppiare per l’invecchiamento della popolazioneSassari 25 novembre 2023 – È una patologia che spesso
non è riconoscibile immediatamente, che può avere forme benigne mentre, in altre occasioni, può avere evoluzioni più gravi. Si tratta della
malattia di Parkinson che costituisce la
seconda patologia neurodegenerativa dopo la malattia di Alzheimer, con una prevalenza stimata di circa il 2% nella settima decade di vita.
In Sardegna si stima possano esserci
tra i 5 mila e i 6 mila pazienti, mentre in
Italia si stimano circa
230 mila pazienti. Sono numeri importanti di una malattia che presenta anche costi sociali elevati.
La diagnosi quindi la ricerca delle cause che hanno provocato la malattia, la terapia farmacologica, la sopravvivenza, le cause del decesso sono state al centro della
conferenza web che si è svolta questa mattina, in occasione della
Giornata nazionale del Parkinson che si celebra ogni anno il
25 novembre, in collaborazione con la
Limpe Parkinson. A incontrare on line il pubblico è stato il professor
Paolo Solla, direttore della Neurologia dell’
Aou di Sassari.
«È una patologia che colpisce maggiormente il sesso maschile – ha detto il
docente sassarese – e colpisce chiaramente persone in età avanzata. Per questo, entro il 2030, in considerazione del crescente invecchiamento della popolazione
i numeri sono destinati a raddoppiare. Si registrano, però, casi di
esordi precoci della malattia, anche prima dei 50 anni, associata a una suscettibilità familiare e altre comorbilità».
Le cause potrebbero essere di tipo genetico e ambientale, come l’utilizzo di farmaci e l’inquinamento. «La
genetica è un cantiere aperto – ha detto – e a volte è possibile riscontrare malattie sovrapponibili al Parkinson, altre volte completamente diverse».
Il professore quindi ha ricordato che la
malattia di Parkinson viene classificata nell’ambito dei disordini del movimento e presenta
tre segnali di riconoscimento al suo esordio: la lentezza dei movimenti (bradicinesia), rigidità degli arti e del tronco quindi il tremore a riposo. Il tutto associato a un quadro di instabilità posturale, con il busto proteso in avanti.
«Ma la malattia inizia molti anni prima dei segni clinici tipici – ha detto ancora
Solla – con problemi legati al sonno, all’olfatto, alla stitichezza e alla regolazione pressoria arteriosa». Viene associata anche a
disturbi non-motori, compresi quella della sfera neuropsichiatrica quali apatia, ansia e depressione.
E se l’aspettativa di vita con gli interventi farmacologici è praticamente sovrapponibile, se non in casi particolari, a quella della popolazione in generale, il problema è la
qualità di vita. «Dobbiamo preoccuparci anche di questo – ha ribadito – perché non si tratta solo di un dato di sopravvivenza. Quello che dobbiamo sicuramente
migliorare è la qualità di vita dei pazienti».
Questo implica quindi un
approccio anche di tipo olistico che, però, non prescinda dal trattamento farmacologico. «L'approccio alla malattia di Parkinson è globale – ha ricordato ancora
Solla – farmacologico, riabilitativo, ma si deve anche pensare a un approccio sul versante sociale e psicosociale. Quindi è importante che ci sia una strategia condivisa, che non sia solo volta al mero del trattamento farmacologico, che è importantissimo e fondamentale, ma non può essere il solo». Un esempio è il
progetto di attività fisica preventiva adattata che ha visto la collaborazione di associazioni sportive, Università di Sassari, Azienda ospedaliero universitaria e l'Asl.
Alcuni di questi temi, e in particolare la problematica su "c
ome ottimizzare la gestione delle fluttuazioni motorie, non motorie e dei sintomi ansio-depressivi", sono stati, infine, al centro del corso convegno organizzato dalla Neurologia che, nei giorni scorsi all’hotel Grazia Deledda di Sassari, ha visto la partecipazione di specialisti in neurologia, geriatria, psichiatria, medicina generale (medici di famiglia), medicina fisica e riabilitazione. Un incontro che si è tradotto in una vera e propria occasione per un approfondimento specifico.
All’incontro
sono intervenuti esperti nel settore provenienti dalle aziende del servizio sanitario della Sardegna (Aou Sassari, ASL Sassari) delle Università di Sassari e Cagliari e dall'Istituto Besta di Milano.