Il manifesto del buon invecchiamento su “Science”

Anziano, Alzheimer, libera da Pixabay
L'Aou e l'Università di Sassari coinvolte in una ricerca guidata da Liverpool. Nel gruppo di studiosi anche Angelo Scuteri responsabile del Day hospital Medico centralizzato

SASSARI 4 novembre 2019 - Uno studio scientifico, una sorta di “manifesto”, che illustra e propone un nuovo approccio all’invecchiamento e che ha come obiettivo l'acquisizione di conoscenze innovative che aiutino a mantenersi in salute più a lungo. E' quanto pubblicato da un gruppo internazionale di ricercatori, coordinati Stuart Calimport dell’Università di Liverpool, e che vede tra gli autori di questo lavoro scientifico anche il professor Angelo Scuteri, responsabile del Day hospital Medico centralizzato dell'Aou di Sassari e direttore della Scuola di specializzazione in Geriatria dell’Università di Sassari.

L'Italia è uno dei Paesi con la maggiore longevità al mondo. L'invecchiamento della popolazione rappresenta un successo, poiché è segno di come molte malattie siano state combattute. Nel 2020 le persone di 60 anni e oltre supereranno il numero di bambini fino ai 5 anni di età. Nel 2050, gli anziani nel mondo saranno 2 miliardi rispetto agli attuali 900 milioni. Contemporaneamente, l'invecchiamento è una sfida per la sostenibilità economica del Servizio Sanitario e per il modello di cure proposte in risposta alle comuni malattie croniche e alla polipatologia.

«La sanità è un sistema complesso – afferma Angelo Scuteri –, anche se noi pensiamo solo alle piccole grandi cose che non vanno. Ma altrettanto complesso è il “mondo della malattia”. Forse non tutti sanno che il modo in cui pensiamo le malattie, le comprendiamo, le curiamo è ancora sostanzialmente basato sul concetto anatomo-patologico, vale a dire sui cambiamenti che avvengono negli organi del nostro corpo e che portano alla malattia. Non a caso parliamo di malattie del cuore, o dei polmoni, o delle ossa». Un esempio è l'infarto cardiaco. In termini molto semplici, l'infarto è la conseguenza di un trombo che ostruisce l'arteria coronaria che porta sangue al cuore. Un pezzo del muscolo cardiaco muore asfissiato perché, per un determinato periodo di tempo, non è arrivato sangue. Di qui termini come necrosi, calcificazione, apoptosi, ibernazione che descrivono in che modo cambia la struttura e la funzione del cuore colpito da infarto.

«Ma siano altrettanto bravi - afferma Angelo Scuteri - a capire che cosa succede con l’invecchiamento? Le nostre conoscenze sull’invecchiamento nei molti organi del nostro corpo sono limitate ma non potranno mai aumentare se non promuoviamo un cambiamento di mentalità nella comunità scientifica dei ricercatori». Il “manifesto” pubblicato su Science ha proprio questo scopo. L’invecchiamento trova, infatti, una propria collocazione nella classificazione internazionale delle malattie (WHO ICD -11) comunemente adottata dai medici. Sappiamo poco, tuttavia, su come i vari tessuti, organi e apparati invecchiano, né abbiamo un sistema per classificare la severità del processo di invecchiamento. Un nuovo sistema di classificazione delle malattie dovrebbe mirare ad un’accurata correlazione tra l’invecchiamento nei tessuti - inteso non solo come atrofia, calcificazione o rimodellamento - e la presentazione clinica delle malattie, spesso molteplici nella terza età.

«Pensiamo che il nostro corpo – riprende il docente - inizia a invecchiare a 30 anni. E allora, come facciamo a dire chi sta invecchiando bene e chi sta invecchiando più rapidamente al punto da prevedere una precoce perdita di funzione come camminare, ricordare, nutrirsi?». Ancora un esempio simile arriva con lo scompenso cardiaco: perché a parità di danno nella capacità del cuore di pompare sangue, alcuni pazienti lamentano maggiore senso di debolezza? Oppure maggiore difficoltà nel camminare? Oppure tendono ad avere problemi di concentrazione, memoria e confusione? Quali alterazioni nei differenti organi spiegano questi diversi quadri clinici? Si potrebbe continuare così anche per il diabete, per l’artrosi, per la demenza, per le epatiti virali. Ecco, allora, la necessità di comprendere e caratterizzare la morfologia dell’invecchiamento. La classificazione del grado di invecchiamento in ciascun organo consentirà una più accurata diagnosi delle malattie legate all'invecchiamento. «Adottare questa nuova prospettiva - conclude Angelo Scuteri - aumenterà le possibilità di sviluppare nuovi farmaci che attacchino i reali processi di invecchiamento nel nostro corpo, i danni che si accumulano con il passare degli anni. I benefici per mantenersi attivi e indipendenti fino a 80-90 anni potrebbero essere superiori a qualsiasi aspettativa».