Dalla biopsia liquida alle cure mirate

Laboratorio Analisi_libera da Pixabay


A Sassari, grazie alla collaborazione tra Aou e Cnr, vengono effettuate analisi molecolari che consentono di individuare il Dna del tumore attraverso un semplice prelievo di sangue.


Sassari 25 febbraio 2020 – Può essere utilizzata a scopo diagnostico per l'identificazione precoce delle malattie neoplastiche e per il monitoraggio della malattia minima residua. Può essere utilizzata a scopo predittivo per definire l'eterogeneità molecolare della malattia, monitorare le dinamiche tumorali, identificare le alterazioni geniche per le terapie target, valutare le risposte alle terapie e definire l'insorgenza di resistenze ad esse in tempo reale. Stiamo parlando della biopsia liquida, le cui applicazioni possono, nella pratica clinica, essere multiple.

In sostanza si tratta di un semplice prelievo del sangue sul quale viene effettuata un'analisi molecolare che consente di individuare la mutazione del Dna tumorale circolante nel sangue periferico. Nella pratica questo tipo di analisi viene utilizzata per ottenere informazioni utili per la formulazione di una diagnosi, di una prognosi o per definire il trattamento terapeutico mirato contro la malattia. In questo modo diventa possibile definire l'utilizzo di specifici farmaci antitumorali.

Attraverso la biopsia liquida quindi è possibile fornire notizie prognostiche in relazione con la crescita tumorale e la possibile insorgenza di recidive.

In Sardegna, a Sassari la stretta collaborazione tra l'Azienda ospedaliero universitaria e il Cnr ha permesso, da circa due anni, di avviare le analisi attraverso la metodica della biopsia liquida. Una partnership solida quella tra i due enti, che ha portato l'unità operativa di Anatomia Patologica dell'azienda di viale San Pietro a superare il controllo di qualità operato dall'Aiom – l'associazione italiana di oncologia medica - per la valutazione dello standard qualitativo delle analisi mutazionali del gene Egfr su Dna libero circolante isolato da plasma. Un risultato importante, che conferma Sassari quale punto di riferimento nell'isola in questo campo.

Le analisi che hanno consentito all'Aou di Sassari di ottenere la certificazione di qualità sono state effettuate appunto con biopsia liquida su una decina di campioni. Il procedimento adottato ha permesso di raggiungere il risultato genetico corretto, con un'interpretazione che ha portato alla certificazione di tutto il flusso.

«I tumori – spiega il professore Antonio Cossu, direttore dell'Anatomia Patologica – perdono continuamente il Dna e Rna nel sangue periferico, sotto forma di cellule tumorali circolanti. E con la biopsia liquida andiamo proprio a ricercare questo Dna». I tumori, inoltre, perdono Dna o Rna libero da cellule come risultato di processi attivi, cioè la produzione di microvescicole e vescicole extracellulari che regolano la crescita e la metastatizzazione dei tumori. Ma perdono anche Dna come risultato di processi passivi, che derivano dalla necrosi delle cellule.

«Se si trova una mutazione del Dna nel sangue – aggiunge Giuseppe Palmieri, responsabile dell'unità di Genetica dei tumori del Cnr di Sassari – non c'è bisogno di dover ricorrere a una biopsia su tessuto. Il valore positivo, in questo caso, vale come test diagnostico e consente di avviare una terapia mirata». Inoltre la biopsia liquida può essere utilizzata in tutti quei casi in cui non sia possibile fare una biopsia invasiva. Diverso, invece, il caso di un esito negativo dell'analisi che deve essere ulteriormente approfondito, anche con una biopsia su tessuto.

«Al momento – riprende Antonio Cossu – la biopsia liquida è utilizzata per l'analisi del gene Egfr, cioè epidermal growth factor receptor, in pazienti che hanno il tumore polmonare. In circa il 20 per cento di questi soggetti, con questa metodica è possibile ottenere un risultato positivo senza dover ricorrere alla biopsia su tessuto, invasiva e che può presentare eventuali complicanze. Si aggiunga che non sempre è possibile fare la biopsia tissutale, perché non è facile raggiungere la lesione o sono presenti altre patologie».

La biopsia liquida, così, anche per la celerità del responso, può essere estremamente utile per monitorare le risposte terapeutiche e l'insorgenza della resistenza al trattamento. Assume quindi una notevole importanza l'individuazione di Dna e Rna tumorale circolante nel sangue periferico, perché questo viene considerato con un marcatore in grado di quantificare il carico tumorale e consentire il monitoraggio delle variazioni genomiche di tutte le lesioni neoplastiche presenti in quel momento nel paziente, anche quelle non clinicamente visibili.

«E se l'impiego di questa metodica, per il carcinoma polmonare è entrata nelle linee guida – aggiunge Giuseppe Palmieri – presto potrebbe entrare anche per il monitoraggio del paziente. Mentre sta già entrando nella routine anche per altri tipi di tumore, come quello del colon e della mammella».

Secondo le raccomandazioni per l'esecuzione di test molecolari su biopsia liquida predisposte dall'Aoim, dalla Società italiana di farmacologia (Sif), dalla Società italiana di Anatomia patologica e citodiagnostica (Siapec), dalla Società italiana di biochimica clinica e biologia molecolare (Sibioc), la biopsia liquida può presentare alcuni evidenti vantaggi rispetto a quella tradizionale effettuata sul tessuto. In primo luogo il fatto che si tratta di una procedura non invasiva, perché viene effettuato un semplice prelievo di sangue che non presenta complicanze. Inoltre può essere ripetuta nel tempo per monitorare l'evoluzione molecolare della malattia, anche se – precisano gli esperti - non esiste ad oggi evidenza che indirizzi a modificare la scelta terapeutica, in assenza di progressione clinica di malattia. La biopsia liquida, poi, è in grado di rappresentare in maniera più esaustiva rispetto alla biopsia tissutale l'eterogeneità molecolare della malattia contenendo, almeno potenzialmente, Dna tumorale che deriva da diverse aree di uno stesso tumore e da possibili sedi di malattia.

Le conoscenze genetiche quindi possono aiutare a capire i meccanismi molecolari responsabili dell'origine, sviluppo e progressione del tumore e aprono nuovi scenari in ambito biomedico. «La biopsia liquida – chiudono Antonio Cossu e Giuseppe Palmieri –, così come sempre nuove strategie in campo oncologico, favoriscono una maggiore comprensione della patogenesi, un migliore trattamento terapeutico e sono di grande impatto nella pratica clinica. Tutto quanto si configura nell'ambito della cosiddetta Medicina di Precisione, che ha assorbito anche l'esigenza di sviluppare agenti terapeutici specifici in grado di colpire meccanismi peculiari su cui intervenire per modificare il percorso di una malattia, le cosiddette terapie a bersaglio molecolare o, in senso lato, "targeted therapies"».